Tanaro Trincere Torrazzo - Bandiere per il Duca d’Orléans
L’8 aprile 1387 Luigi di Valois, fratello del re di Francia e duca di Turenna (dal 1392 duca d’Orléans), riceveva formalmente la signoria sulla città di Asti e su tutta la Patria Astese, come dote della futura sposa Valentina Visconti. Già nel maggio dello stesso anno l’apparato amministrativo di quella che è nota ancora oggi come “signoria orleanese” si instaurava con grande rapidità nel territorio astigiano, sovrapponendosi senza significative modifiche alla struttura comunale, della quale conservava le magistrature , limitandosi a subordinarle all’autorità di un governatore francese. Con altrettanta celerità fu intrapresa una notevole serie di campagne edilizie e decorative atte ad imporre e celebrare la nuova signoria anche sul piano visivo ed emblematico secondo la prassi diffusa nelle corti dell’epoca. Assai interessante, ad esempio, è la realizzazione di un buon numero di bandiere che avevano il compito di affermare la nuova identità statale. Nel novembre 1387 il pittore Giovanni Imperato, già impegnato in precedenza in altri apparati decorativi, riceveva la considerevole somma di 19 lire astesi per la pittura di dodici bandiere militari “…pro exercito nostro” : su sei di queste campeggiava l’arma gigliata del duca Luigi, sulle altre sei il Biscione della sua consorte Valentina Visconti. Assai più impegnativa e costosa, nel marzo successivo, fu la realizzazione di tre grandi vessilli con lo stemma ducale “…per il palazzo del nostro signor duca, in cui abita il signor governatore”. Grazie alle minuziose registrazioni della tesoreria ducale, sappiamo che le tre bandiere richiesero ben 42 braccia di tessuto di zendale misto a seta; dallo speziale Antonio Bellone furono acquistati l’oro battuto in foglia, la polvere d’oro, la gomma arabica e gli altri materiali; infine il maestro ricamatore Cristoforo de Alemania si occupò della faticosa realizzazione. Il palazzo del duca si estendeva un tempo ai piedi della torre Troiana e le bandiere con ogni probabilità erano destinate a garrire sulla torre stessa, su un’altra gemella poi scomparsa e sulla principale porta d’ingresso. Oltre alle bandiere ricostruite secondo le indicazioni dei documenti, sfilano in corteo gli artefici che le realizzarono e vengono messi in mostra i materiali impiegati.